La pelle, una fucina di emozioni.

Sulla pelle si potrebbero dire molte cose, come ad esempio che è un organo dinamico in continuo mutamento e considerato, anche se non dalla medicina ufficiale, al pari del cuore. Sulle funzioni fisiche e fisiologiche della pelle molto si è detto e scritto ma non altrettanta informazione è stata fatta sul ruolo della pelle nel trasmettere le emozioni.

Con questo articolo voglio soffermarmi, in particolare, sull’intensa esperienza che può scaturire da un utilizzo emotivo e consapevole della pelle. Toccare in senso fisico, accarezzare qualcuno che si ama, massaggiarsi il corpo, porta di certo a un contatto profondo con gli altri e con noi stessi.

Un libro per comprendere l’aspetto psicosomatico della pelle.

“Psicosomatica della pelle” scritto da Anna Zanardi, psicologa e giornalista, è un libro molto interessante per chiarire il ruolo che la pelle ha nella sfera delle emozioni. Ne riporto qui un estratto: “ (…) se nella nostra vita di coppia riuscissimo ad innamorarci della persona al di là delle sue parole, se ci innamorassimo della sua pelle e delle emozioni che ci fa nascere, senza farci limitare dal linguaggio che professa, forse riusciremmo, paradossalmente, a capirci meglio (…) andare oltre il significato verbale per giungere a sentire il nodo più profondo dell’altro, il suo “sotto pelle”, potrebbe essere, forse una via verso uno sviluppo più sintonico ed armonioso delle proprie relazioni non solo quelle di coppia, ma anche amicali, genitoriali, filiali (…)”.

Porre l’ascolto verso le sensazioni senza necessariamente verbalizzarle: è un traguardo nobile per l’uomo ma di difficile raggiungimento per tutti. Siamo troppo impegnati nel lasciar comandare la mente, tanto da porla sempre avanti rispetto al cuore. La mente, però, ha un forte potere sul corpo e se la nutriamo di aspettative, speranze e paure fra loro dissonanti, ci condurrà a un distacco dal nostro vero Io. La pelle, invece, funziona come il cuore: a differenza della mente agisce come un comunicatore preverbale sugli stati interni della persona e sul suo mondo esterno.

La pelle come cartina al tornasole delle nostre sensazioni.

Ogni manifestazione cutanea cambia da individuo a individuo, a seconda del tipo di carattere di ciascuno e delle esperienze passate legate soprattutto all’infanzia, ed è per questo che può essere studiata come un organo psicosomatico. Già nell’antica Grecia era considerata come un segnalatore di stati interni. La medicina rurale tedesca del XVIII secolo, poi, affermava che l’attività del corpo doveva essere studiata attraverso i segni che affioravano sulla superficie dermica. Persino Freud ritenne fondamentale definire la pelle come uno schermo e al tempo stesso come un filtro del mondo interiore soggettivo.

A noi dovrebbe bastare il pensiero dell’infinita rete di corpuscoli sensitivi con cui abbiamo l’occasione di misurarci, come quelli che compongono il senso del tatto, che più di tutti si sviluppa fin dallo stato embrionale. Sappiamo quindi di avere l’opportunità di ritrovare la nostra vera identità concedendoci ogni tanto, tra un pensiero e l’altro, una carezza o una gioia frutto delle emozioni e non della razionalità.

“Lasciarsi toccare” significa vivere, cogliere il sintomo nel suo significato profondo e lasciarlo affiorare. La speranza è di imparare nuovamente a farlo, dopo due anni vissuti a distanza di sicurezza e dopo aver perso l’abitudine di stare vicino agli altri.

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